Navegando hacia un sur sonoro: Two Sound Stories From South America

La definizione di competenza, dominio o contesto della sound art, che è ampiamente inquadrata nell’ambito degli studi contemporanei sul suono, comporta una serie di complesse riflessioni. I suoi aspetti problematici trascendono quelli della pura terminologia e incrociano una serie di paradigmi provenienti dalle tradizioni culturali, accademiche e artistiche che hanno generato questo termine. Diverse riflessioni sulla definizione della sound art sono state recentemente sviluppate nell’ambito dei sound studies. Alcuni curatori, critici, studiosi e artisti si sono recentemente confrontati con un contesto non anglocentrico e non europeo costruito su una serie di pratiche e riflessioni teoriche. Si tratta di un dibattito che riguarda sia questioni epistemologiche post/decoloniali che il possibile accesso delle pratiche artistiche a tali questioni. In particolare, ci si domanda come e perché le voci e i luoghi che esistono e insistono oltre uno spazio georeferenziato, e cioè quello euro-anglo-occidentale, legati a una determinata tradizione di studi, conoscenze e ricerca accademica – vengono esclusi da essa. In questo senso, il termine “arte sonoro” in contrapposizione a “sound art” definisce l’alterità dell’emisfero sudamericano.

Questo articolo, basato concettualmente su un framework metodologico postcoloniale/decoloniale, analizza una serie di modalità, definite attraverso la pratica delle arti sonore, per attraversare una serie di questioni che riguardano la memoria, l’archiviazione e la riconfigurazione delle narrazioni lineari della storia. L’esperienza sonora, includendo i suoi aspetti sensoriali, sonori e affettivi, viene considerata in questo senso un dispositivo critico per interrogare luoghi e storie.

Il testo presentato in questa sede si concentra in particolare su due opere sviluppate in questo ampio contesto geopolitico: “Temporal de Santa Rosa” di Brian Mackern, un progetto di registrazione e installativo che reinterpreta elementi popolari, religiosi e tradizionali in chiave post-digitale; e “Antartica 1961-1996”, installazione di Alejandra Pérez Núñez che indaga l’impercettibilità dei processi politici di appropriazione del territorio antartico da parte degli stati-nazione negli ultimi decenni. L’analisi di questi due casi studio suggerisce un approccio critico a nozioni come le “nuove” geografie, i confini e la materialità del suono, oltre a proporre possibili modi di affrontare una dimensione sonora del Sud. Essa suggerisce la possibilità di intraprendere una navigazione verso un Sud frammentato geograficamente, lungo traiettorie di ascolto e percorsi acustici inusitati, che mettono in discussione la linearità della storia, utilizzando punti di ascolto che consentono di ascoltarne e catturarne gli aspetti nascosti.

Journal of Sonic Studies 19
Leiden: Leiden University Press
English, ISSN: 2212–6252
Peer reviewed