Escuchando el estrecho de Magallanes: cruces de sonido en el Sur global

Universidad de Magallanes
Punta Arenas
29 novembre 2018

(insieme a Beatrice Ferrara, nell’ambito del seminario “Expedientes Bío Oceánicos: aproximaciones a 500 años de imaginación del mundo”)

novembre 2018

“Ciò che è urgente, sempre e non solo dopo 500 anni di nulla, è interrogare le nostre mappe e le nostre letture, le voci, i paesaggi. Facendolo dal lato più evidente dei nostri paradossi violenti “. Così scrive il poeta Cristian Formoso nel suo testo “Los 500 años y la metáfora del Estrecho”, la cui belle e sferzanti parole abbiamo letto per cercare di trovare la nostra via per aderire al lavoro collettivo di definizione di una serie di punti di vista critici intorno alla commemorazione della “scoperta” (tra molte virgolette) dello Stretto di Magellano.

In questo discorso, proponiamo una riflessione sull’arte contemporanea, e più specificamente sulla sound art, come metodo per interrogare mappe, letture, voci e paesaggi ed infine affrontare la storia da una prospettiva ecologica e politica, nella quale coesistenza pacifica o conflittuale di forme di vita diverse (umana e non umana) che esistono in un territorio, diventa preludio alla possibilità di intercettare più profondi e invisibili livelli e di interrogare i processi di continua trasformazione storica e traduzione culturale.

All’interno dei differenti contesti dell’arte contemporanea, l’arte del suono si configura come metodo privilegiato di analisi intorno alla nostra relazione con i paesaggi fisici e umani che stiamo attraversando, vivendo, immaginando. In questo senso il suono, elemento spesso subordinato alla sfera visiva nei discorsi dell’arte, ci permette di “sentire” e catturare i lati nascosti di un territorio. Dall’ascolto – e dall’estensione dei metodi e dei processi basati su di esso – è possibile accedere a spazi estetici nei quali i territori fanno parte di un paesaggio incessante, di un flusso continuo di corpi, voci, idee, culture. È così che l’arte del suono arriva a tracciare percorsi seguendo linee guida inusitate, “percorsi” acustici che aprono la possibilità di immaginare e costruire luoghi come ambienti complessi e riverberanti.

Questa capacità dell’arte del suono è particolarmente produttiva quando un territorio è inquadrato in una narrazione unica, definita attraverso rappresentazioni fisse (e rappresentazioni di sé), osservate attraverso uno sguardo chiuso, appiattito come presunzione del reale, imprigionato all’interno di un’orizzonte in cui lo spazio per l’immaginazione che trasforma sembra essere già saturo. In questa complessa condizione ci sono molti territori del sud del globo. Tra questi, diversi paesaggi e luoghi del Cile; tra questi, gli spazi della regione magallanica, la cui storia è stata raccontata molte volte nel corso di molti secoli, anche se molte delle sue “altre storie” non sono ancora state svelate.

Nel nostro discorso, suggeriamo la possibilità di ascoltare (e intessere) alcune di queste “altre storie” a partire dal suono, presentando il lavoro svolto da artisti cileni in vari contesti geografici del Sud. Durante questo viaggio, si incontrano narrazioni sonore che da un lato aprono spazi estetici inusuali e dall’altro raccontano, attraverso un punto di ascolto radicato nell’alterità, una storia che non è lineare, ma che si configura produttivamente in modo risonante e dissonante.

Lungo questa rotta, troveremo anche tracce di empatia tra Cile e Italia, perché anche se arriviamo dall’emisfero settentrionale, apparteniamo anche al Sud: il Sud d’Italia, cioè il Sud del Sud dell’Europa. Questa mescolanza di aree geografiche contemporanee ci permette di andare al di là dell’esperienza di un Sud che non è solo geografico, ma soprattutto ‘epistemologico’: quell’imprescindibile e ripudiato nodo di un vasto mondo spesso economicista, con la sua propria storia che viene messa a tacere e tuttavia continua a comunicare attraverso le forze del territorio assenti e presenti, i paesaggi interiori, a volte l’acusmatico, l’effimero, lo straniante, lo spettrale, ma in ogni caso con un’insopprimibile urgenza.