La sound art è sempre più, negli ultimi anni, al centro dell’interesse di artisti, curatori e studiosi e si configura come ambito innovativo di sperimentazione, studio e ricerca, all’interno dei territori dell’arte contemporanea.
Attraverso di essa il suono, elemento prevalentemente subordinato alla sfera visuale nei discorsi dell’arte, emerge come linguaggio e dispositivo autonomo, in grado di mettere in discussione una serie di paradigmi costituiti, eccedendo un inquadramento puramente musicologico. Riconosciuta come disciplina e categoria generata da una serie di modelli di sapere legati alla tradizione culturale Occidentale europea e dell’anglosfera, la sound art si rivela oggi come ambiente molteplice in cui emergono una serie di pratiche che insistono su ‘altre’ coordinate geografiche, estetiche e culturali.
In questa cornice, il suono può aiutare a decolonizzare il nostro sguardo e a rivelare geografie e spazi che sono nascosti nelle pieghe delle mappe moderne, mettendo in discussione le combinazioni autorizzate di materiali, aprendo il paesaggio sonoro come un archivio nel quale documenti, voci, oggetti e silenzi sono sepolti.